Yoga e alimentazione

In Occidente, parlare di yoga significa perlopiù parlare di asana, e magari anche di pranayama e meditazione. Ma nella tradizione, lo yoga è un percorso spirituale che permette al praticante di ricongiungersi con l’Assoluto.

Uno dei testi chiave dello yoga classico sono gli Yoga Sutra di Patanjali, 195 brevi aforismi che descrivono la pratica necessaria per giungere all’Unità.

Negli Yoga Sutra, Patanjali divide lo yoga in otto rami; non andrò ad elencarli tutti, ma ci soffermeremo brevemente su due punti.

Il primo di questi otto rami, o stadi, sono gli Yama (principi etici e morali), e il primo dei cinque Yama è Ahimsa, o non violenza: indica il non recare danno ad altri, e si estende anche a tutto il mondo animale e vegetale.

Il secondo stadio sono invece i Nyama (discipline) – la prima di queste cinque discipline è Shaucha (anche scritto Sauca o Saucha), la pulizia, intesa come purificazione del corpo e della mente attraverso una particolare attenzione all’igiene personale e all’alimentazione: lo yogi dovrebbe prediligere cibi puri che aiutano ad elevarsi spiritualmente, come cereali, frutta, verdura e legumi.

È chiaro quindi il motivo per cui lo yoga in genere implica una dieta vegetariana. Questo non vuol dire che tutti gli yogi sono vegetariani o vegani, o almeno non è il caso qui in Occidente. Io pratico yoga da anni, e ora lo insegno anche, ma al momento non seguo una dieta vegetariana; ammetto di averci provato, ma con scarso successo.

Dopo alcuni anni di pratica, è scattato qualcosa nel mio cervello per cui non trovavo giusto mangiare alimenti di origine animale. Alcuni, come carne rossa e certi latticini, avevano anche cominciato a darmi fastidio. Lì per lì ho eliminato quello che mi faceva male (cosa che ho sempre fatto senza pensarci troppo) e basta, ma ben presto ho cominciato a riflettere e ho deciso di fare il tentativo di una dieta vegana. Il mio errore è stato non rivolgermi a un professionista prima di questo grande passo, e di non farlo gradualmente. In un primo periodo stavo bene, ma ben presto ho cominciato a perdere energia e a sentirmi sempre debole e stanca. Se mi fossi rivolta a un professionista, forse le cose sarebbero andate diversamente; forse in futuro lo farò e valuterò con lui/lei la scelta migliore per me.

Al momento, mi baso su quello che sento, e ho capito che – considerando anche il fatto che io mangio generalmente poco – mi conviene, per ora, restare ‘onnivora’. Questo non significa però che mangio qualsiasi cosa senza pensarci, anzi. Ciò che era scattato nel mio cervello pochi anni fa, e che mi aveva spinta a diventare vegana, è ancora lì presente.

Ho però deciso di applicare Ahimsa anche a me stessa, e quindi di non farmi violenza imponendomi una dieta che non mi fa stare bene. Tengo ben presenti gli insegnamenti dello yoga e cerco di nutrirmi di cibi puri il più possibile, evitando anche di comprare cibi troppo lavorati; se scelgo di mangiare carne o pesce, cerco di prenderli, per quanto possibile, da fonti etiche ed eco-sostenibili, e li mangio se e quando il mio corpo ne sente il bisogno.

La scelta vegetariana o vegana può avere molteplici vantaggi, per noi e per il pianeta, ma deve sempre essere una scelta consapevole e fatta in maniera intelligente, quindi rivolgendosi a un professionista prima di compierla, e facendosi accompagnare nell’eventuale transizione. Possiamo avere tutte le migliori intenzioni di salvare il mondo, ma se prima non siamo in grado di prenderci cura di noi stessi, potremo fare ben poco.

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